L’introduzione della zona di attestamento ciclabile nel nuovo Codice della Strada segna un cambiamento nell’organizzazione degli spazi urbani. Pensata per migliorare la sicurezza dei ciclisti nei contesti a maggiore densità di traffico, questa nuova configurazione stradale consente alle biciclette di posizionarsi davanti agli altri veicoli, in un’area definita, poco prima del semaforo. Si tratta di una fascia riservata e visibile, tracciata al di là della linea d’arresto delle automobili, destinata a essere uno spazio protetto dove chi pedala può aspettare il verde senza il timore di essere schiacciato dal traffico pesante.
La ratio normativa alla base di questa misura è la riduzione degli incidenti all’incrocio, soprattutto quelli causati da veicoli che, per via dei cosiddetti angoli ciechi, non vedono la presenza delle biciclette.
Funzione, localizzazione e requisiti per l’attivazione
La zona di attestamento ciclabile può essere realizzata solo in determinate condizioni infrastrutturali ovvero su strade urbane con una sola corsia per senso di marcia e in presenza di una pista ciclabile. Questo vincolo non è casuale: è infatti necessario che la pista consenta al ciclista di raggiungere l’area di attestamento senza interferenze pericolose con il traffico motorizzato, percorrendo l’ultimo tratto in sicurezza.
Nel concreto, il nuovo spazio è delimitato da due linee bianche parallele: la prima, più arretrata, indica il punto di arresto per i veicoli a motore; la seconda, più avanzata, è riservata ai velocipedi. Quando il semaforo è rosso, i ciclisti possono occupare questo spazio avanzato e, una volta scattato il verde, sono autorizzati a partire prima degli altri utenti, evitando così i rischi derivanti dagli angoli ciechi, soprattutto dei mezzi pesanti o dei veicoli commerciali.
La corsia unica per senso di marcia garantisce che il numero di veicoli presenti all’arresto sia limitato e rende effettivo il vantaggio visivo e dinamico per chi si trova in bicicletta. La funzione di quest’area risponde a una esigenza di sicurezza: evitare che le biciclette rimangano incastrate tra file di auto o camion al momento della ripartenza.
La normativa nazionale stabilisce il quadro generale, ma la responsabilità dell’attuazione è in capo agli enti locali. I Comuni sono chiamati a inserire queste misure nei loro piani di mobilità urbana e programmare la realizzazione degli interventi in funzione delle caratteristiche del territorio.
Uso facoltativo, ma vantaggioso per chi pedala
Uno degli aspetti della disciplina riguarda la natura non obbligatoria dell’utilizzo di questa zona da parte dei ciclisti. La norma prevede che l’area sia a loro disposizione, ma non impone di occuparla in ogni caso. Si lascia spazio al giudizio individuale e si consente a chi pedala di valutare la situazione specifica e scegliere la condotta più sicura.
La rinuncia ad avvalersi di questo spazio comporta una maggiore esposizione al rischio, soprattutto in situazioni dove la visibilità è limitata, il traffico è intenso oppure i veicoli in prima fila sono mezzi pesanti. Il posizionamento nella zona di attestamento espone meno a situazioni di pericolo e rende più facile essere notati dagli automobilisti così da avviare la ripartenza con un vantaggio temporale che può fare la differenza tra un passaggio sicuro e uno rischioso.
Dal punto di vista infrastrutturale, l’implementazione delle zone di attestamento ciclabile comporta costi contenuti per le amministrazioni comunali. Non sono necessarie opere complesse né modifiche strutturali della sede stradale: bastano segnaletica orizzontale e verticale chiara, ben visibile e conforme alle indicazioni del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. La misura è quindi accessibile anche ai comuni più piccoli con budget limitati che affrontano problemi di convivenza tra veicoli e bici nei centri storici o lungo gli assi di scorrimento principali.
Benefici anche per automobilisti e pedoni
La presenza di una zona di attestamento ciclabile comporta facilitazioni anche chi guida un’auto. Meno sorpassi a destra all’ultimo secondo, meno frenate improvvise, minori possibilità di urti laterali o tamponamenti causati da comportamenti imprevedibili da parte di chi, pedalando, cerca di farsi strada tra le file. La ripartenza diventa più fluida, ordinata e prevedibile per tutti.
In questo senso, la misura agisce anche sulla cultura della convivenza urbana e dell’educazione stradale. La maggiore chiarezza nella disposizione dei veicoli può aiutare anche i pedoni, molte volte coinvolti in incidenti all’incrocio, a orientarsi meglio nel traffico e ad attraversare con maggiore sicurezza.
Dal punto di vista culturale, l’introduzione delle zone di attestamento ciclabile segna un passo in avanti verso una mobilità urbana più equilibrata. Pur non essendo vincolante, la loro presenza comunica un messaggio: la strada è un luogo condiviso, e tutti gli utenti possono contare su spazi pensati per la loro sicurezza. È un segnale, anche simbolico, che pone il ciclista al centro di una nuova gerarchia della mobilità urbana, in cui il diritto alla visibilità diventa un principio della progettazione stradale.
Qual è la situazione attuale
Al momento l’applicazione della zona di attestamento ciclabile è ancora in una fase embrionale. Poche città hanno già predisposto la segnaletica e modificato la geometria degli incroci in modo conforme alla nuova disposizione normativa. Con il progressivo adeguamento delle amministrazioni locali e con l’aumento degli investimenti pubblici in mobilità sostenibile è prevedibile un’espansione del numero di queste aree. Il successo della misura dipenderà però anche da campagne informative, sensibilizzazione degli utenti e miglioramento delle infrastrutture connesse, come piste ciclabili, semafori intelligenti e illuminazione potenziata.
La zona di attestamento ciclabile si inserisce in un sistema di interventi urbani per la moderazione del traffico. Può essere implementata insieme a dossi rallentatori, zone 30, semafori intelligenti e sensori per la rilevazione del traffico. La sua efficacia è evidentemente massima se inserita in un disegno coerente di mobilità urbana a misura di persona, dove la priorità è data agli utenti vulnerabili e alla qualità dello spazio pubblico.
Molte città europee, da Amsterdam a Copenaghen, da Berlino a Barcellona, hanno da anni adottato con successo sistemi simili alla zona di attestamento ciclabile. In particolare, l’Olanda ha fatto scuola in termini di pianificazione ciclabile con reti complesse ma intuitive, in cui l’interazione tra utenti della strada è regolata in modo semplice e comprensibile.
Un ultimo elemento di riflessione riguarda la possibile estensione del modello alle moto e ai ciclomotori leggeri, almeno in alcune condizioni urbane specifiche. In molte città europee, è già previsto che questi veicoli possano usufruire di spazi avanzati agli incroci, condivisi con le biciclette.