Agrigento, capitale della cultura per il 2025, si è trovata al centro di una vicenda che ha scatenato ampio dibattito e ironia. In vista dell’inaugurazione e dell’arrivo del Capo dello Stato, la città è stata interessata da lavori di asfaltatura condotti con una tale fretta da generare una serie di problemi che, a distanza di giorni, suscitano polemiche. L’asfaltatura di alcune strade con la stesura di bitume, avvenuta venerdì 17 gennaio, ha sigillato numerosi tombini, inclusi quelli cruciali per l’erogazione dell’acqua. Questo ha lasciato molti rubinetti a secco, mettendo in evidenza una grave carenza di pianificazione e coordinamento nei lavori pubblici. Il Genio Civile, responsabile dell’intervento, ha giustificato l’accaduto affermando che i tombini non erano stati “georeferenziati“.
A caccia di tombini col metal detector
La risposta a questa situazione ha assunto toni grotteschi. Il Genio Civile ha avviato una “caccia al tesoro” ai tombini, utilizzando metal detector per individuarli sotto al nuovo asfalto. Questa operazione ha portato alla realizzazione di nuovi fossi, aggiungendo ulteriori disagi e alimentando l’ironia e le critiche sui vari social media. La rapidità e la poca cura con cui sono stati eseguiti i lavori hanno suscitato commenti negativi nei confronti del Comune, della Regione e del Genio stesso. L’incidente, lungi dall’essere un semplice inconveniente, ha rivelato una serie di problematiche più profonde legate alla gestione dei lavori pubblici e alla preparazione di eventi di grande importanza. Le critiche si sono concentrate sulla modalità con cui i lavori sono stati condotti, considerati frettolosi e mal pianificati, in particolare in vista della visita del Capo dello Stato.
Il sindaco di Agrigento, Francesco Micciché, e il governatore della Sicilia, Renato Schifani, hanno espresso disappunto per l’attenzione mediatica negativa generata dalla vicenda, cercando di minimizzare l’impatto della situazione. Tuttavia, la vicenda ha messo in luce una guerra interna alla Fondazione istituita per organizzare “Agrigento Capitale“, con l’esonero di figure chiave come Nenè Mangiacavallo e Giacomo Minio. La Fondazione ha subito un avvicendamento di figure politiche, con la nomina di un docente di Economia dei beni culturali e successive dimissioni, evidenziando un clima di instabilità e incertezza. Il presidente della Regione sarebbe in procinto di nominare un ex magistrato, Giovanni Ilarda, come commissario, con il fine di riorganizzare la Fondazione. Un altro nome che circola per il ruolo di commissario è quello di Massimo Russo, anch’egli magistrato con esperienza politica.
Agrigento, aria pesante intorno alla Capitale della cultura 2025
L’incertezza che circonda il programma di “Agrigento Capitale della cultura 2025” rischia di compromettere il successo dell’iniziativa, e ha generato insoddisfazione tra gli operatori del settore. La situazione dei tombini asfaltati, insieme alle dinamiche politiche interne alla Fondazione, mette in luce una serie di problemi che sollevano interrogativi sulla capacità della città di gestire eventi di tale rilevanza. La necessità di una migliore pianificazione e coordinamento nei progetti pubblici appare evidente, così come la necessità di ristabilire un clima di fiducia tra le istituzioni e i cittadini.
L’episodio della copertura dei tombini con l’asfalto si è trasformato in un manifesto delle difficoltà incontrate nella gestione di Agrigento capitale della cultura 2025, con ripercussioni concrete sulla vita dei cittadini e sull’immagine della città. Il linguaggio ermetico utilizzato dal Genio civile, con termini come “georeferenziare“, ha contribuito a rendere la vicenda ancora più surreale, con i cittadini che si sono trovati a dover consultare i vocabolari per comprendere le spiegazioni ufficiali. Un completo disastro, almeno fino a qui.