Prima o poi, il conto arriva. E per il settore auto americano, l’ora della verità sembra essere scoccata. Dopo mesi di annunci, tensioni e dichiarazioni muscolari, i dazi voluti da Trump iniziano a generare effetti concreti. La prima a muoversi è Mazda, che ha deciso di fermare parte della produzione nello stabilimento di Huntsville, in Alabama. Ma attenzione: non si tratta di un colpo diretto al mercato Usa. A rimetterci, per ora, è il Canada.
Stop alla CX-50
Il taglio riguarda la Mazda CX-50, un crossover molto apprezzato anche fuori dagli Stati Uniti. Dal 12 maggio, l’impianto americano smetterà di fabbricare le unità destinate al mercato canadese. Il motivo? Una reazione a catena innescata proprio dal gioco dei dazi: dopo l’uscita a gamba tesa di Trump, il Canada ha risposto con contromisure commerciali, rendendo meno conveniente l’import di vetture dagli States.
Così Mazda ha fatto due conti e tirato le somme: niente più CX-50 per Ottawa, almeno finché le acque non si calmano. Lo ha confermato anche Sandra Lemaitre, portavoce di Mazda Canada, spiegando che le vendite andranno avanti solo finché ci saranno scorte nei concessionari. Che, a quanto pare, sono già agli sgoccioli.
La Casa giapponese ha fatto sapere che la tiratura totale non verrà ridotta. Anzi, i volumi saranno semplicemente riassegnati: più CX-50 per il territorio a stelle e strisce, dove il modello continua a registrare buoni numeri. Insomma, niente crisi apparente. Ma tra le righe traspare un messaggio: se le tensioni restano, qualcuno dovrà cedere. E quel qualcuno, almeno per ora, sembra essere il consumatore canadese.
Nel 2024, il 15% delle CX-50 prodotte era destinato al Canada. Parliamo di oltre 10.700 veicoli. Rinunciare a questa fetta non è una mossa da poco, anche se Mazda per ora sembra poter assorbire il colpo. Il punto, però, è che non si sa quanto durerà questo equilibrio. Se la situazione resta incerta, all’azienda toccherà stabilire se aumentare i prezzi in Canada per compensare i costi extra oppure ritirarsi del tutto da quel mercato.
Industria in bilico
Tutta l’industria dell’auto è in bilico. I dazi stanno facendo aumentare i costi dei componenti, stravolgendo le catene di fornitura e costringendo le compagnie ad assumere scelte drastiche. In mezzo alla guerra commerciale, anche chi produce mezzi elettrici versa in difficoltà: le restrizioni cinesi sull’export di metalli rari mettono a rischio interi progetti.
E mentre l’amministrazione Trump continua a parlare di “difesa dell’industria americana”, persino Elon Musk ha iniziato a spingere per un ripensamento delle politiche commerciali. Ma sembra avere meno presa di quanto ci si aspettasse. D’altronde, il piano è semplice: imporre ai costruttori di fabbricare direttamente negli Usa per aggirare i dazi. Una strategia che, nel breve termine, potrebbe anche funzionare.
Toyota guarda e si muove
A confermare la tendenza è un altro gigante giapponese: Toyota. Anche per il Rav4, uno dei suoi modelli di punta, si parla di un rafforzamento della produzione americana. Secondo alcune voci, la Casa starebbe pensando a un nuovo stabilimento in Kentucky, che si aggiungerebbe agli 11 già attivi negli Stati Uniti. L’anticamera alla prossima generazione del Rav4, attesa non prima del 2027.
Tuttavia, costruire un impianto da zero richiede tempo, soldi e soprattutto certezze. E oggi, di certezze ce ne sono poche. Il mercato è instabile, le regole cambiano in fretta e ogni scelta può trasformarsi in un boomerang.