Negli ultimi anni abbiamo visto la tecnologia fare dei passi da gigante, portando al battesimo davvero tantissime soluzioni innovative. Una delle più clamorose è stata sicuramente l’utilizzo dell’AI, che ha permesso in poco tempo di velocizzare alcuni processi. Certe volte però sembra quasi di essere improvvisamente catapultati in Blade Runner: questa sarà un po’ la sensazione che avranno provato alcuni pedoni che si sono ritrovati a doversi interfacciare con dei semafori parlanti.
Cosa è successo?
Negli Stati Uniti, infatti, alcuni semafori hanno cominciato a parlare con le voci di Elon Musk e Mark Zuckerberg. Nel caso del patron di Tesla, invitavano sarcasticamente gli utenti della strada a guardare in entrambe le direzioni; il boss di Meta, invece, chiedeva di accettare i termini e le condizioni prima di attraversare. Le bizzarre voci sono state immortalate e hanno subito fatto il giro del mondo.
Dietro tutto questo però non si nascondeva una qualche trovata di marketing dei due miliardari, bensì un vero e proprio attacco hacker in piena regola. Questi hanno deciso di usare la tecnologia di sintesi vocale per deridere i potenti degli Stati Uniti. Le voci artificiali, perfettamente simili a quelle originali, hanno usato l’arma della satira per criticare il ruolo sempre più pressante e invasivo in America delle Big Tech.
Naturalmente tutto questo però ha fatto nascere anche dubbi e preoccupazioni nella popolazione. La facilità che ha permesso agli hacker di penetrare nella rete di sicurezza di questi semafori crea ansie per il futuro. Stavolta, infatti, si è trattato solo di voci, ma la prossima violazione potrebbe riguardare qualcosa di molto più serio. Non è un mistero, infatti, che di recente i governi di tutto il mondo stiano investendo tantissimi soldi in tecnologia. Le guerre del futuro non si combatteranno solo con le bombe e i soldati, ma anche con computer e hacker.
Problemi con la tecnologia
Solo pochi mesi fa, ad esempio, alcuni pirati informatici, hanno derubato il giocatore di baseball Kris Bryant della propria Lamborghini senza nemmeno “sporcarsi le mani”. I malintenzionati hanno modificato l’indirizzo di destinazione della vettura, che doveva essere spostata per un trasloco, facendosela di fatto consegnare. Questo però è solo uno dei tantissimi casi in cui la tecnologia è stata utilizzata per scopi poco limpidi.
Un altro grave problema che spesso attanaglia diversi colossi dell’automotive è quello della gestione dei dati della propria clientela. Quando, infatti, acquistiamo una vettura o quando magari ci iscriviamo ad alcuni servizi collaterali del marchio, cediamo i nostri dati, che vengono poi custoditi nei database aziendali. Quando questi però vengono violati dagli hacker, allora i nostri dati finiscono esposti.
Solo qualche mese fa è accaduta una cosa simile alla Volkswagen. La Casa tedesca, infatti, si è ritrovata a dover gestire una fuga di informazioni sensibili di circa 800.000 auto elettriche. A quanto pare la falla nel sistema sarebbe partita da Cariad, una società del colosso teutonico che si occupa dello sviluppo dei software. Insomma diventa sempre più complicato per tutti restare al passo con le nuove tecnologie che progrediscono e creano allo stesso tempo nuove soluzioni, ma anche nuovi problemi.