Il mondo dell’automotive sta attraversando una fase particolare. C’è grande incertezza sotto diversi punti di vista. Per prima cosa siamo in piena transizione ecologica e diversi costruttori stanno trasformando le proprie fabbriche per produrre veicoli elettrici. Un passaggio di certo non semplice dopo oltre un secolo di endotermico. Un investimento non da poco, che in alcuni casi ha spinto veri e propri colossi ad unirsi tra loro per cercare di abbattere alcuni costi. Uno dei casi più eclatanti è dato sicuramente dal Gruppo FCA che si è fuso con il Gruppo PSA dando vita a Stellantis negli anni scorsi.
Se da un lato c’è movimento, dall’altro, quello dei clienti, c’è una preoccupante calma piatta. I dati di vendita sono pessimi quasi per tutti i marchi. I motivi naturalmente sono molteplici. Per prima cosa c’è una crisi economica post-Covid che ha messo in ginocchio tantissime famiglie. C’è poi una certa diffidenza verso l’elettrico da parte di una fetta degli acquirenti, per non parlare dell’exploit asiatico che ha portato in Europa tantissime vetture di ottima fattura a prezzi contenuti. Infine c’è un cambiamento di mentalità tra i giovani che oggi più che puntare all’auto e alla patente, anche per questioni economiche, si affidano al trasporto pubblico.
Settore componentistica: i numeri della crisi
Tutte queste problematiche però si riflettono a cascata anche sull’intera filiera del comparto automobilistico e in particolare sul settore della componentistica. I dati sono preoccupanti, si conta, infatti che il 34% pensa di cambiare strategia industriale, mentre il 12% potrebbe addirittura uscire definitivamente dal settore. Infine c’è un 21% che pensa di non produrre più per clienti europei. Questi numeri arrivano direttamente dall’Osservatorio sulla componentistica automotive italiana dell’Anfia e della Camera di Commercio di Torino.
Le cose però potrebbero addirittura peggiorare visti i tagli previsti dal Governo proprio sul settore dell’automotive. Oggi un’azienda su tre prevede un calo dell’occupazione e gli investimenti crollano del 19%. Solo l’aftermarket sembra restare ancora in piedi. La situazione è tragica in Piemonte, da sempre uno dei poli industriali dell’auto. Qui, infatti, l’incidenza della componentistica di Stellantis e Iveco sul fatturato delle aziende è calata dal 50% del 2021 al 42,3%. Si registra un fatturato con il meno 46%, -52% per gli ordini interni, -46% per quelli esteri, c’è poi un -25% per l’occupazione e un -27% per gli investimenti.
Cosa sta accadendo
Nicola Scarlatelli, vicepresidente della Camera di Commercio di Torino, come riportato da Ansa, ha espresso la propria preoccupazione sul fatto che il 12% delle aziende stia pensando di lasciare il settore dell’automotive: “Si stanno creando altre opportunità come aerospazio, medicale, macchine movimento terra e nautica. Si perde storia, cultura, competenze e tecnologie che sono nate in Piemonte”.
Molto critico con il Governo, invece, Marco Stella, presidente del Gruppo Componenti Anfia, che ha rimarcato la necessità da parte di una cabina di regia a Palazzo Chigi per gestire meglio la situazione ed evitare il taglio al settore che tanto ha fatto discutere in questi giorni. L’allarme nel settore della componentistica però non riguarda solo l’Italia. Anche in Germania, infatti, nell’ultimo anno, si sono registrati dati tragici in tal senso.