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Perchè l’elezione di Trump non è una bella notizia per l’auto europea

Prevedere in anticipo quali saranno le mosse future di Trump, tornato alla Casa Bianca, è peggio che risolvere il cubo di Rubik al primo colpo: impossibile. Solo il tempo ci darà delle risposte chiare, e vale anche per l’auto europea. Eppure, le avvisaglie già allarmano queste ultime. L’ingresso di Elon Musk, amministratore delegato di Tesla e sostenitore del tycoon, potrebbe influenzare le politiche americane.

Le dichiarazioni contraddittorie del 47° presidente degli Stati Uniti d’America e la complessità del settore alimentano il clima di incertezza. La collaborazione tra Musk e Trump, unita alle ambigue posizioni presidenziali sugli incentivi per le vetture a zero emissioni, delinea una scenario con poche garanzie e potenziali implicazioni di rilievo.

Il supporto di Elon Musk

L’appoggio di Musk a Trump ha suscitato domande sul modo in cui gli States tratteranno l’innovazione e le politiche ambientali. Dal canto proprio, Trump ha definito Musk un “super genio” e promesso di “proteggerlo”, suggerendo un’apertura all’elettrico. Ma la situazione rimane complessa. Nonostante si sia detto “a favore delle auto elettriche”, il successore di Joe Biden ha sottolineato che queste “sono solo una piccola parte del mercato” e “gli americani vogliono vetture a benzina e ibride”.

Le promesse elettorali lasciano spazio a differenti interpretazioni. Da una parte, Musk potrebbe trarre vantaggio da politiche non ostative a Tesla, leader mondiale nel comparto BEV. Dall’altra, l’amministrazione fedele sarebbe pure tentato a non proseguire le misure pro-clima di Biden, culminate in crediti d’imposta di 7.500 dollari per le full electric, orientate verso il target del 50% di vendite di veicoli alla spina (plug-in incluse) entro il 2030.

La situazione condurrà forse a uno stallo, dove l’industria dei motori locali va avanti a puntare su una transizione ecologica graduale. Perchè, sebbene Tesla promuova le BEV, l’insolito duo costituito da Musk e Trump potrebbe adottare un approccio prudente. Forti scossoni rischierebbero di destabilizzare il mercato e alienare gli elettori americani più legati ai veicoli a benzina o ibridi.

Tensioni con l’Europa

Le relazioni tra Stati Uniti ed Europa sono un fattore chiave per il settore automobilistico globale. Trump ha sempre dato prova di una forte inclinazione a proteggere le realtà locali, a costo di criticare senza mezze misure l’Europa e minacciarne tariffe sulle produzioni importate del Vecchio Continente. A finire nel mirino delle critiche sono stati soprattutto i giganti tedeschi premium, come Audi, BMW e Mercedes, accusati di “rubare” quote di mercato statunitensi.

Durante il suo primo mandato, Trump aveva proposto di aumentare le tariffe sui mezzi europei al 25%, contro l’attuale 2,5%. Si trattò giusto di un’idea, mai concretizzata, oggi, però, la situazione appare diversa. Con l’UE che alza barriere ai danni della Cina, l’uomo d’affari potrebbe sentirsi legittimato a rispondere in modo simile. Le eventuali manovre avrebbero delle conseguenze pure su Tesla, data gigafactory di Berlino.

In un contesto di guerra commerciale, Musk avrebbe, tuttavia, dei benefici, poiché Tesla fabbrica localmente e sarebbe, dunque, esentata da ipotetiche restrizioni. Infine, resta da chiarire il nodo Cina, col cui mercato Elon ha forti legami. L’amministrazione Biden aveva imposto tariffe del 100% sulle importazioni da Pechino, ma le prospettive appaiono incerte.

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