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Bosch taglia 5.550 posti di lavoro, la reazione dei sindacati

Il settore automobilistico tedesco, un tempo fiore all’occhiello dell’economia nazionale, sta attraversando una fase di profonda crisi. L’annuncio dei tagli al personale da parte di Bosch, il più grande fornitore mondiale di componenti per auto, è un segnale allarmante che conferma le difficoltà strutturali del settore. Bosch ha pianificato il taglio di 5.550 posti di lavoro entro la fine del 2027, di cui 3.800 saranno localizzati in Germania.

Una crisi che non dà tregua

Questa decisione drastica è motivata da una convergenza di fattori negativi che stanno colpendo l’intero settore automotive, non solo in Germania ma a livello globale. La domanda di automobili è in calo, soprattutto in Europa, a causa dell’incertezza economica e di altri fattori. In questo contesto, la transizione verso la mobilità elettrica sta accelerando, rivoluzionando l’industria e riducendo la richiesta di componenti tradizionali. A ciò si aggiunge la crescente competitività dei produttori asiatici, che offrono prodotti a prezzi più vantaggiosi.

Bosch non è l’unica a dover affrontare questa tempesta perfetta. Altri fornitori tedeschi come Continental e ZF Friedrichshafen stanno attuando misure simili per contenere i costi e adattarsi al nuovo panorama del mercato. Anche i colossi dell’industria automobilistica tedesca, come Volkswagen e Mercedes, stanno affrontando sfide significative. Volkswagen è alle prese con complesse vertenze sindacali per evitare la chiusura di tre stabilimenti in Germania. Mercedes, dal canto suo, ha dovuto pianificare un programma di riduzione dei costi da diversi miliardi di euro l’anno.

I tagli al personale di Bosch

I licenziamenti in Bosch colpiranno principalmente la divisione “cross-domain computer solutions“, specializzata in sistemi avanzati di assistenza alla guida (ADAS) e guida autonoma. Questa decisione è stata presa in risposta a un calo della domanda per queste tecnologie, che ha creato una sovraccapacità produttiva. Il piano di ristrutturazione di Bosch prevede anche la riduzione dell’orario di lavoro di circa 10.000 dipendenti, con un conseguente taglio salariale del 12,5%. Questa misura entrerà in vigore a marzo e coinvolgerà diverse sedi tedesche, tra cui la sede centrale di Gerlingen e gli impianti di Schwaebisch-Gmuend, Stoccarda e Schwieberdingen.

Come prevedibile, i sindacati hanno reagito con forza all’annuncio dei tagli. Il consiglio di fabbrica di Bosch e la IG Metall hanno espresso la loro netta opposizione e hanno annunciato una dura resistenza. Si prospetta un braccio di ferro tra l’azienda e i rappresentanti dei lavoratori, con negoziati che potrebbero protrarsi per un lungo periodo.

Scenari che spaventano

La crisi del settore automobilistico tedesco ha ripercussioni significative sull’economia del Paese. Questo settore rappresenta una quota importante del PIL e dell’occupazione. Il governo tedesco sta cercando di sostenere l’industria con incentivi per l’acquisto di veicoli elettrici e investimenti nella ricerca e sviluppo di nuove tecnologie. Tuttavia, la situazione rimane complessa e il futuro dell’automotive tedesco è incerto.

La crisi potrebbe portare a un’ulteriore concentrazione del mercato, con fusioni tra aziende e la scomparsa di altre realtà. Le realtà che riusciranno ad adattarsi ai cambiamenti in atto, investendo nell’innovazione e nella sostenibilità, avranno maggiori probabilità di successo nel lungo periodo. Tornando a Bosch, oltre ai tagli al personale e alla riduzione dell’orario di lavoro, l’azienda tedesca sta attuando altre misure per affrontare la crisi. Fra queste, la riorganizzazione della produzione, la focalizzazione su tecnologie chiave e l’espansione in nuovi mercati. L’obiettivo è quello di trasformare l’azienda per rispondere alle sfide del futuro e mantenere la sua posizione di leadership nell’industria automobilistica globale.

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