La mobilità urbana è in continua evoluzione e con essa cambiano anche le norme che regolano la convivenza tra gli utenti della strada. Tra le modifiche introdotte nel Codice della Strada c’è il divieto di accesso per i ciclisti nelle corsie riservate a tram e autobus. Una norma che segna un punto di svolta, soprattutto in molte città italiane dove l’utilizzo condiviso delle corsie preferenziali era non solo consentito, ma anche incentivato per favorire la diffusione della mobilità dolce.
Ciclisti su corsie preferenziali, la normativa aggiornata
Fino alla riforma era possibile per le amministrazioni comunali autorizzare i ciclisti a transitare nelle corsie riservate ai mezzi pubblici, spesso riconoscibili dalla segnaletica orizzontale e verticale che integrava il simbolo della bicicletta. Con le nuove disposizioni normative questa possibilità viene revocata: l’accesso dei ciclisti alle corsie di bus e tram è ora espressamente vietato, fatta eccezione per casi particolari segnalati da ordinanze locali.
La ratio della norma è legata alla sicurezza stradale. Le corsie riservate al trasporto pubblico sono spesso percorse da mezzi pesanti, articolati e su rotaia che non sempre riescono a garantire spazi di manovra ampi in presenza di biciclette. Il rischio di collisioni o incidenti cresce, in particolare nelle ore di punta, dove la promiscuità tra mezzi pubblici e ciclisti può generare situazioni critiche. Il legislatore ha preferito escludere i ciclisti dalle corsie preferenziali standard, rimandando il loro transito alle piste ciclabili o, in loro assenza, alla normale carreggiata.
Obiettivo sicurezza per i ciclisti
L’applicazione del divieto di accesso alle corsie riservate per i ciclisti non si traduce automaticamente in una penalizzazione della mobilità ciclabile. Al contrario, questa misura può essere letta anche come un tentativo di proteggere chi sceglie la bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano così da evitare il conflitto con veicoli ben più ingombranti come tram e autobus che non possono effettuare manovre di emergenza in caso di ostacolo.
I dati sugli incidenti stradali degli ultimi anni confermano che le interazioni tra ciclisti e mezzi pesanti sono uno dei contesti più pericolosi per chi pedala. Anche le corsie preferenziali nascondono insidie quando la convivenza tra bici e bus non è regolamentata con precisione. Il nuovo Codice della Strada, vietando in modo generalizzato l’accesso alle corsie riservate, cerca proprio di prevenire queste situazioni ad alto rischio.
Quali sanzioni per chi circola sulle corsie preferenziali
Chi ignora questa disposizione va incontro a sanzioni amministrative. In base all’articolo 7 del Codice della Strada, il ciclista che percorre una corsia riservata rischia una multa compresa tra 83 e 332 euro, importo che può variare in base alle circostanze della violazione e alla ripetitività dell’infrazione. Oltre alla multa, resta l’impossibilità di far valere eventuali ragioni in caso di sinistro: un ciclista coinvolto in un incidente in corsia preferenziale si vede attribuita la colpa esclusiva.
La nuova normativa segna quindi un cambio di paradigma rispetto alle politiche di convivenza tra mobilità sostenibile e trasporto pubblico. Se prima si cercava una sinergia infrastrutturale che permettesse l’uso condiviso delle corsie preferenziali, oggi si punta alla separazione fisica dei flussi. Questa modifica impone alle amministrazioni locali l’obbligo di potenziare le reti ciclabili urbane con percorsi sicuri, continui e ben segnalati, pena l’esclusione di fatto dei ciclisti da alcune tratte cittadine.
Codice della Strada e corsie riservate
Il riferimento normativo che disciplina le corsie riservate al trasporto pubblico è l’articolo 7 del Codice della Strada, che stabilisce la possibilità per i comuni di istituire corsie preferenziali destinate a determinati veicoli, come autobus, taxi e tram. Questo articolo individua le modalità di utilizzo e i soggetti autorizzati al transito. Con le modifiche normative del 2024, è stato specificato che i velocipedi non sono più tra i veicoli ammessi di default nelle corsie preferenziali, salvo espressa autorizzazione segnalata tramite apposita segnaletica verticale integrativa.
Un altro passaggio è contenuto nell’articolo 182 del Codice della Strada, dedicato proprio alla circolazione dei velocipedi. Qui viene specificato che i ciclisti devono procedere su una sola fila, tranne quando le condizioni della strada lo consentono e fuori dai centri abitati. Viene poi ribadito l’obbligo di utilizzare le piste ciclabili dove presenti, lasciando intendere che, in mancanza di autorizzazioni esplicite, l’accesso a corsie riservate ad altri veicoli non è consentito. La nuova disciplina rafforza questa indicazione e chiarisce che le corsie bus sono riservate solo ai soggetti indicati dalla segnaletica.
Verso l’uniformità normativa
Un altro aspetto da considerare è la mancanza di uniformità normativa che si era generata prima di questa riforma. Alcune città permettevano il transito dei ciclisti nelle corsie preferenziali, altre no; alcune lo autorizzavano solo in determinati orari, altre in funzione della larghezza della corsia. La nuova norma elimina l’ambiguità, imponendo un criterio valido in tutta Italia.
La soluzione delle corsie ciclabili promiscue
La normativa non impedisce ai Comuni italiani, piccoli o grandi che siano, di creare corsie ciclabili promiscue a fianco di quelle per i mezzi pubblici, ma si tratta di un’altra tipologia di infrastruttura, prevista dall’articolo 3 del Codice della Strada e indicata da apposita segnaletica verticale e orizzontale. In assenza di queste specifiche, la circolazione delle biciclette nelle corsie bus e tram è da considerarsi vietata in modo tassativo.
Non basta più affidarsi alla consuetudine o all’intuizione: è necessario verificare i segnali e le indicazioni stradali. In un contesto urbano più denso e complesso, conoscere il proprio perimetro di azione evita rischi e sanzioni.
Tra segnaletica e mobilità ciclabile
Una questione spesso sottovalutata riguarda la segnaletica. Non tutti i ciclisti conoscono alla perfezione il Codice della Strada e molti fanno riferimento alla segnaletica orizzontale e verticale per orientarsi. Per questo motivo, ogni corsia preferenziale non più accessibile alle bici deve riportare l’indicazione del divieto senza ambiguità che generano multe contestabili o comportamenti errati.
In alcune metropoli europee, dove la mobilità ciclabile è più avanzata, la condivisione di spazi tra ciclisti e mezzi pubblici è regolata con sistemi intelligenti, come semafori dedicati, sensori di prossimità e segnaletica dinamica. In Italia la tecnologia urbana non è ancora così diffusa in modo capillare e proprio questa carenza infrastrutturale ha spinto il legislatore a preferire una soluzione più prudente, vietando l’accesso in modo generalizzato.