Mobilità smart

Niente auto elettriche per Seat, costerebbero troppo: le parole del CEO

Il mercato automobilistico è in piena trasformazione e i costi delle auto elettriche sono ancora un ostacolo significativo per molti marchi tradizionali. È il caso di Seat, la Casa spagnola parte del Gruppo Volkswagen. Intervisto da Auto Motor und Sport, l’amministratore delegato dell’azienda, Wayne Griffioths, ha dichiarato che al momento non lanceranno vetture completamente green.

Ancora troppo costose per il target

La ragione è proprio da ricercarsi nelle elevate spese di produzione, al momento proibitivi per il loro target economico. Benché sia di natura strategica, la decisione punta pure a proteggere la sostenibilità del Costruttore. Riflette la situazione attuale di un comparto dove la transizione ecologica rimane complessa, specie nella prospettiva dei brand mainstream.

“Attualmente produrre una Seat completamente elettrica sarebbe ancora troppo costoso per il target del marchio, ha spiegato Griffiths. L’azienda iberica, che finora ha costruito la propria reputazione su esemplari accessibili ma funzionali, non è dunque pronta a introdurre in commercio un modello al 100% elettrico.

Il passaggio impone investimenti significativi nella fabbricazione degli accumulatori e una tecnologia più avanzata di quella attuale. Griffiths sottolinea che, finché i costi delle BEV non diventeranno sostenibili, Seat continuerà a concentrarsi sui motori a combustione e su soluzioni ibride, meglio rispondenti alla domanda odierna e alla sostenibilità finanziaria.

Mentalità vincente

Tuttavia, Griffiths è aperto a riconsiderare le proprie idee. Del resto, il conglomerato di Wolfsburg ha già compiuto rilevanti progressi verso le BEV, come attesta il successo di Cupra, diventata, in pochi anni, una delle realtà dalla crescita più dirompente a livello europeo. Rappresenta una sorpresa positiva, il canale d’accesso nel settore delle full electric a prezzi premium, ma senza le limitazioni del brand Seat.

Griffiths attribuisce il relativo successo a diversi elementi, soprattutto all’atteggiamento dietro il progetto: “Ci sono molti fattori che entrano in gioco. Tutto è iniziato con la motivazione intrinseca dell’intero team quando è nata l’idea di Cupra: per noi esisteva solo ‘affondare o nuotare’. Con un atteggiamento diverso il marchio non si sarebbe sviluppato come ha fatto”.

Ciò che all’inizio poteva forse sembrare un azzardo, si è alla fine rivelato un rischio ben calcolato: “L’intero settore è nel mezzo di un cambiamento tecnologico senza precedenti, e sta accadendo rapidamente – ha aggiunto il CEO -. Avremmo potuto semplificarci la vita e dire: continueremo ancora per qualche anno come prima, qualcuno dopo di noi sistemerà la cosa.

Oppure prendiamo una strada completamente nuova, siamo coraggiosi e osiamo fare qualcosa di straordinario – per evitare che prima o poi la nostra azienda scompaia dalla scena. Quindi non avevamo scelta con Cupra, dovevamo vincere. E non penso che avremmo avuto successo senza questa mentalità “affonda o nuota”.

L’evoluzione è stata accolta, forti delle solide fondamenta gettate in precedenza: “Anche il cambiamento dei valori nella società gioca un ruolo importante. La generazione più giovane non è più interessata al lusso, al prestigio, alla tradizione e al patrimonio.

Riguarda più le emozioni e l’individualità, forse anche un po’ verso l’edonismo, ma cosa molto importante: deve anche essere sostenibile – ha chiarito l’ad di Seat e Cupra -. A ciò si aggiunge il fatto che eravamo nuovi arrivati con Cupra, ma potevamo fare affidamento su un’infrastruttura esistente”.

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