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Stellantis, l’analisi del post Tavares: gli scenari e i nomi

Il terremoto causato dalle dimissioni con effetto immediato di Carlos Tavares da amministratore delegato del Gruppo Stellantis sta facendo ancora rumore. Già si sapeva dai mesi scorsi che la poltrona occupata dal manager portoghese, che aveva fatto miracoli ai tempi di PSA, era ormai traballante con il CEO orientato verso un vicolo cieco per sopraggiunti limiti di età. Il colosso franco-italiano si stava guardando intorno per trovare un’altra figura di spessore e affidargli le chiavi del futuro, per gestire nel migliore dei modi questo periodo storico turbolento, spaziando con maestria fra crisi, dazi, nuovo prodotto e transizione energetica. Ora, la manovra è stata accelerata dalle dimissioni e serve un sostituto da annunciare tassativamente entro i primi mesi del nuovo anno. Insomma, a distanza di poche ore dalla nota rilasciata da Stellantis, andiamo ad analizzare quali potrebbero essere gli scenari plausibili del post Tavares.

Alcune questioni da affrontare per il domani

Il settore automobilistico si trova in una fase di profonda trasformazione, con l’elettrico che si staglia sulla scena come la principale tecnologia del futuro, dove sarà dominante. Questo ce lo raccontano in modo chiaro le normative europee, che per il momento non sono state ritoccate. La transizione, dunque, rappresenta una sfida epocale per i produttori tradizionali, costretti a rivedere i propri modelli di business e a investire ingenti risorse in ricerca e sviluppo. Inoltre, la concorrenza cinese, con aziende aggressive e innovative, sta mettendo sotto pressione i marchi europei e occidentali in generale.

Le case automobilistiche cinesi offrono veicoli elettrici a prezzi competitivi e con tecnologie avanzate, conquistando quote di mercato significative. Senza contare che iniziano ad andare discretamente forte anche con le motorizzazioni tradizionali, a cominciare da quelle alimentate a benzina. In questo palcoscenico ci sarà, da parte di Stellantis e del suo futuro CEO, l’obbligo di gestire al meglio la pedina Leapmotor, il marchio cinese di vetture elettriche con il quale è stata siglata una joint venture che le parti sperano possa essere proficua. All’orizzonte, però, i dazi europei spaventano non poco l’importazione di queste vetture dalla Cina, a patto che l’ostacolo non venga dribblato con la produzione su suolo europeo. Vedremo.

Stellantis: galassia di 14 marchi da gestire per non disperdere un patrimonio

Chiunque succederà a Carlos Tavares per la carica di CEO di Stellantis si troverà di fronte a un compito arduo: rilanciare le vendite del Gruppo in un contesto di mercato, come abbiamo ampiamente anticipato, complesso e incerto. Dovrà prendere decisioni strategiche sul futuro dei 14 marchi che compongono il colosso industriale, valutando la possibilità di cedere alcuni Brand o di concentrarsi su quelli più redditizi.

Da tempo si vocifera di plausibili cessioni, in particolare di Maserati ritenuto da molti come il marchio più “malato“, anche se finora la società franco-italiana ha sempre smentito con vigore queste ipotesi, ribadendo l’intenzione di conservare tutti i brand al proprio posto di combattimento. Inoltre, il prossimo amministratore delegato dovrà anche metter mano al futuro di altre Case e di alcuni modelli che stanno registrando performance ben al di sotto delle aspettative. L’attenzione viene puntata, in particolar modo, su Abarth e sulla sua 500 elettrica che tanto ha fatto discutere commercialmente (in attesa di vedere come si comporterà la 600), e su DS che non ha raggiunto i risultati sperati a livello europeo. Fari puntati anche sulla claudicante Fiat 500 elettrica, costantemente ferma al palo a Mirafiori (sperando nell’arrivo provvidenziale della ibrida) e della Lancia Ypsilon che ha fra le mani il destino del “Rinascimento” della gloriosa Casa torinese.

La speranza nelle nuove piattaforme

Nonostante le sfide, il nuovo CEO di Stellantis potrà contare su alcune importanti opportunità. Il Gruppo ha sviluppato tre architetture modulari multi-energia (STLA Medium, Large e Frame) e ne ha una quarta in arrivo (la Small). Il colosso franco-italiano sta inoltre collaborando con l’azienda cinese Leapmotor per l’utilizzo di piattaforme e tecnologie innovative, in particolare per i powertrain Reev (extended range Electric vehicle), una soluzione ibrida plug-in che potrebbe rivelarsi molto utile in questa fase di transizione verso l’elettrico.

Inoltre, il 2025 si prospetta come un anno di ripresa per Stellantis grazie al lancio di due modelli di grande volume: la Citroën C3, già in vendita e finalista del premio “Car of the Year“, e la Fiat Grande Panda, attesa con interesse dal pubblico e anch’essa una delle candidate al premio di Auto dell’Anno. Queste due vetture, basate sulla piattaforma Smartcar e disponibili anche a trazione elettrica, si collocano nella fascia di prezzo più accessibile e promettono di fare “miracoli” nell’orbita di mercato.

Il dopo Tavares: il toto-nomi

Dopo l’uscita di scena di Carlos Tavares, John Elkann, presidente di Stellantis, avrà un ruolo chiave nella scelta del nuovo CEO e nella definizione della strategia futura del gruppo. Tra i nomi che circolano con maggiore insistenza per la successione del portoghese c’è quello di Luca de Meo, attuale CEO di Renault e presidente dell’Acea. De Meo ha guidato con successo il rilancio del gruppo francese e ha più volte espresso la sua volontà di rimanere alla guida di Renault.

Tuttavia, alcuni analisti ipotizzano che la sortita di Tavares dagli affari di Stellantis potrebbe aprire la strada a una fusione con Renault, un’operazione che in passato è stata oggetto di indiscrezioni e smentite. L’unione dei due gruppi creerebbe un gigante automobilistico europeo in grado di competere a livello globale con i colossi americani e cinesi. Il pericolo, però, sono gli ostacoli antitrust e le resistenze politiche che potrebbero capitare lungo il percorso.

L’altro grande candidato alla poltrona che fu del manager lusitano è quella di Jean-Philippe Imparato, impegnato fino a pochi mesi a dirigere il marchio Alfa Romeo, mentre da ottobre è Chief Operating Officer Enlarged Europe di Stellantis e CEO di Pro One. Un altro nome forte è quello di Edouard Peugeot, figlio dell’attuale presidente di Peugeot Invest, Robert Peugeot, e con un passato in JPMorgan e TowerBrook. Peugeot Invest controlla l’11% dei diritti di voto di Stellantis con il 7,1% di azioni (Exor il 23% dei diritti di voto e il 14,3% delle azioni e lo stato francese attraverso Bpi il 9,6% con il 6,1% di azioni). Ancora un po’ di pazienza e vedremo chi la spunterà.

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