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Un giudice fa saltare il bonus da 100 miliardi per Elon Musk

Niente da fare per Elon Musk: il maxi bonus previsto dal piano di retribuzione approvato dal Consiglio di Amministrazione di Telsa  pochi mesi fa è stato nuovamente bocciato da un giudice della Corte del Delaware, piccolo Stato americano (di cui, curiosamente, Biden è stato senatore per quasi 40 anni prima di diventare vice presidente) dove Tesla è formalmente registrata come azienda. Il piano di retribuzione prevedeva un pacchetto di azioni e una serie di agevolazioni che, complessivamente, avrebbero fatto salire il valore fino a 100 miliardi di dollari.

La decisione della Corte è una conferma della sentenza arrivata in primo grado, dopo l’azione legale avviata da un piccolo azionista di Tesla, Richard Tornetta. Secondo il giudice, infatti, non ci sarebbero motivazioni per modificare l’esito della prima decisione, nonostante lo scorso giugno il CdA di Tesla abbia approvato nuovamente il piano di retribuzione, con maxi bonus, per Elon Musk. L’azienda, stando a quanto stabilito dalla Corte, dovrà pagare anche le spese processuali, per un totale di ben 345 milioni di dollari. Tesla, per ora, incassa una sconfitta ma in futuro potrebbe beneficiare dei provvedimenti favorevoli, sulla guida autonoma in particolare, da parte di Trump che potrebbe agevolare lo sviluppo dei Robotaxi.

Cosa prevedeva il piano di retribuzione

Secondo quanto approvato dal CdA di Tesla, Elon Musk avrebbe potuto acquistare oltre 300 milioni di azioni dell’azienda con un prezzo bloccato di 23,33 dollari ciascuna. Si tratta di un prezzo particolarmente vantaggioso. Al momento in cui scriviamo, infatti, un’azione Tesla costa più di 350 dollari. A inizio 2024, quando è arrivata la prima sentenza della Corte del Delaware, il valore di un’azione era di circa 190 dollari.

Calcolatrice alla mano, quindi, è possibile stimare il valore del bonus che Musk chiedeva. Considerando l’attuale valutazione delle azioni Tesla, Musk avrebbe potuto investire circa 7 miliardi di dollari nell’acquisto delle azioni a prezzo bloccato. Il valore complessivo delle azioni sarebbe stato superiore ai 100 miliardi di dollari.

Nella sentenza viene chiarito che il piano di retribuzione previsto per Musk è “ingiusto e dannoso nei confronti degli azionisti Tesla” e sarebbe stato ottenuto dall’imprenditore tramite un controllo indebito sul consiglio di amministrazione che aveva espresso il 72% dei voti favorevoli. Il piano di retribuzione di Musk per il suo lavoro in Tesla è stato definito nel 2018.

Durante la definizione del piano, fu lo stesso Musk a spingere per un accordo che eliminasse l’erogazione di un semplice stipendio, per quanto di importo elevato, andando a “scommettere” sulle stock option e, quindi, sulla crescita del valore azionario di Tesla nel corso degli anni. La scommessa si è rivelata vincente ma lo stop arrivato da parte della Corte del Delaware cambia le carte in tavola.

Cosa succede ora

La questione non è finita: Tesla, infatti, può presentare un ulteriore ricorso con l’obiettivo di poter rendere effettivo il piano di retribuzione previsto per Elon Musk. Si tratta, quindi, di un argomento destinato a tornare in prima pagina, anche per via dei rapporti tra lo stesso Elon Musk con gli azionisti di Tesla. Ne sapremo di più, molto probabilmente, nei prossimi mesi.

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